Pensieri automatici e disturbi psicologici
Secondo l’approccio cognitivo-comportamentale, molti disturbi psicologici sono mantenuti da flussi di pensieri automatici. Questi pensieri hanno caratteristiche specifiche:
- sono rapidi e inconsapevoli,
- hanno una forma sintetica e telegrafica,
- vengono percepiti come plausibili e razionali, senza essere messi in discussione.
Poiché non viene presa una distanza critica, finiscono per influenzare direttamente emozioni e comportamenti.
Aaron T. Beck e la scoperta dei pensieri automatici
Il primo a parlare di pensieri automatici fu Aaron T. Beck, padre della terapia cognitivo-comportamentale (CBT). Durante le sedute, notò che i pazienti comunicavano costantemente con se stessi, anche senza rendersene conto.
Beck li allenò quindi a prestare maggiore attenzione al flusso dei loro pensieri, mettendo in evidenza come questi contribuissero a costruire il significato attribuito agli eventi.
Le sue ricerche dimostrarono che convinzioni negative su di sé, sul mondo e sul futuro derivano da errori di ragionamento, detti anche distorsioni cognitive o “virus mentali”. Questi schemi interpretativi si formano fin dall’infanzia, sulla base dei modelli educativi e ambientali, e influenzano profondamente il modo in cui ciascuno percepisce la realtà.
Tutti commettiamo errori di valutazione. La differenza tra chi sviluppa ansia o depressione e chi non ne rimane vittima sta nella rigidità e sistematicità con cui tali errori vengono applicati.
Errori cognitivi più comuni secondo Beck
- Saltare alle conclusioni
Arrivare a opinioni definitive senza dati oggettivi.
Esempio: “Non mi ha salutato, quindi ce l’ha con me” (quando magari era solo di fretta). - Lettura del pensiero
Dare per scontato cosa pensa l’altro senza chiederglielo.
Esempio: “Tanto so già cosa stai pensando”. - Pensiero dicotomico (tutto o nulla)
Interpretare la realtà in termini estremi, senza vie di mezzo.
Esempio: “Se non prendo il massimo, lascio gli studi”. - Generalizzazione
Estendere un singolo episodio a ogni situazione futura.
Esempio: “Non ce l’ho fatta una volta, quindi non ci riuscirò mai”. - Catastrofizzazione
Esagerare le conseguenze negative di un evento.
Esempio: “Non ho passato l’esame, quindi non mi laureerò mai”. - Fare l’oracolo (profezia autoavverante)
Predire il futuro come se fosse certo.
Esempio: “Se propongo la mia idea, verrò sicuramente deriso”. - Filtraggio selettivo e minimizzazione
Concentrarsi solo sugli aspetti negativi, ignorando quelli positivi.
Esempio: vedere solo i propri errori e non i successi ottenuti. - Personalizzazione
Attribuirsi una responsabilità eccessiva per eventi negativi.
Esempio: “Se si sente così, è colpa mia”. - Ragionamento emotivo
Valutare la realtà in base alle proprie emozioni.
Esempio: “Mi sento ansioso, quindi andrà male”.
Come affrontare queste trappole del pensiero
La CBT utilizza la ristrutturazione cognitiva, una tecnica che aiuta a:
- riconoscere i pensieri automatici disfunzionali,
- metterli in discussione attraverso domande e verifiche,
- sostituirli con pensieri più realistici, flessibili ed equilibrati.
Grazie a questo processo, è possibile ridurre il peso delle distorsioni cognitive e sviluppare un modo più sano di interpretare la realtà.
Bibliografia
Leveni D., Michielin P., Piacentini D. Superare la depressione. Un programma di terapia cognitivo-comportamentale.
